mercoledì 1 ottobre 2025

Ma ora voglio tornare sulle alte rupi

Mio caro Tullio, grazie. Delle sue parole da Firenze, del libro di poesie. È stato così bello che, ritornando dal sole e dal mare e dalla rossa terra del Carso, io trovassi qui un po' della Sua anima, in attesa della mia, rinnovata lassù, sulla spianata dell'Acropoli. Rinnovata, ricostruita: o meglio, ritemprata nella volontà nuova di ricostruirsi. Quando lei venne qui, a marzo, io stavo vivendo giorni torbidi e tristi, perduta per le vie dure della realtà che non amo. Lei forse non se ne accorse: ma io mi sentivo così arida e atona, così diversa da quella lontana sera d'ottobre, in cui Lei venne per la prima volta nella mia casa chiusa - ricorda? Allora Lei ebbe poi a scrivermi che nella mia stanza era stato come se fossimo soli in cima a un'alta rupe, ed anche a me era parso che fosse proprio così, quella sera, tanto pure e vive erano le nostre anime, tanto concreto e nitido era il senso delle cose irreali a cui ci volgevamo, come un lembo di cielo nel sole. 
Ma poi io scesi molto in basso e traversai tanta palude: e mentre pensavo a nuovi problemi di cui ignoravo fin lì l'esistenza (la società, la politica, l'individualismo ed il collettivismo) perdevo il mio vero essere, il tono e l'equilibrio della mia personalità: crollato il regno dei sogni e delle poesie, dimenticato il mondo dove si parla di sempre e di mai, dove si commisura all'eterno il valore di ogni atto compiuto, io allentavo il freno della mia volontà, non m'impedivo il male, chiudevo gli occhi al domani, dicendo che esiste solo l'oggi ed il bene presente... Ho traversato tanta palude, Tullio. Forse bisognava che questo accadesse, perché io capissi, sentissi in me stessa, nel mio spirito e nella carne la tragedia dell'esser uomini, la sacra tragedia di vivere. Ma ora voglio tornare sulle alte rupi, dissetare alle sorgenti la bocca in cui è rimasto tanto amaro: la mia nuova salita spirituale è cominciata davanti alle dune di Tripoli, e poi accanto al marmo diafano dell'Eretteo: continua ora, come se in un mattino ancora incerto io camminassi fra i rododendri, con questi Suoi versi tra le mani, mio caro e fedele amico. (...)

Sua Antonia Pozzi


(Antonia Pozzi; lettera a Tullio Gadenz - 1934)

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