E quella volta, alla sua mente di monomaniaco non aveva mancato di balenare che tutta l'angoscia dell'attuale sofferenza altro non era che la conseguenza diretta di un dolore precedente (...) Infatti, pensava Achab, poiché anche le più eccelse felicità terrene celano sempre in sé qualcosa di insignificante e di meschino, e invece tutti i dolori veramente sentiti hanno una misteriosa significanza e in certi uomini una grandiosità da arcangelo, ripercorrendone con diligenza la traccia l'ovvia deduzione non si smentisce. Risalire le genealogie di questi alti dolori umani ci porta infine tra le primogeniture senza fonte degli dèi; e così, dinanzi a tutti i soli che lieti maturano il fieno, dinanzi alle tonde lune della mietitura coi loro cimbali soavi, è giocoforza ammettere questo, che nemmeno gli dèi sono eternamente felici. L'incancellabile marchio della tristezza innato sulla fronte dell'uomo non è che l'impronta di dolore di chi lo imprime. (...) quando si trattava delle zone più profonde di Achab, ogni rivelazione portava seco più una significativa oscurità che non la luce della spiegazione.
(Herman Melville; "Moby Dick")
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