"(...) Abbiamo tutti le nostre colpe in questo mondo, non può essere altrimenti, ma confido che presto verrà il tempo in cui ce ne libereremo, liberandoci dei nostri corpi corruttibili. Quando l'avvilimento e il peccato ci lasceranno, insieme a questa scomoda carne, e rimarrà solo la scintilla dello spirito, il principio impalpabile della luce e del pensiero, puro come quando lasciò il Creatore per ispirare la creatura, tornerà da dove è venuto; forse per essere trasmesso a qualche essere più grande dell'uomo, forse per passare attraverso diversi stadi di gloria, dalla pallida anima umana fino a brillare tra i serafini! Di sicuro non degenererà mai da uomo a demonio. No, non posso crederlo. Ho un'altra convinzione, che nessuno mi ha mai insegnato e di cui parlo raramente, ma che mi riempie di gioia, e alla quale mi attengo perché dà speranza a tutti: l'Eternità è un riposo, una casa potente, non un terribile abisso. Del resto, con questa convinzione riesco a distinguere con molta chiarezza il criminale dal suo crimine; posso perdonare sinceramente il primo pur aborrendo il secondo: con questa convinzione la vendetta non mi tormenta mai, la degradazione non mi disgusta troppo, l'ingiustizia non mi affligge oltremodo. Vivo nella tranquillità, guardando alla fine." Il capo di Helen, sempre chino, scese ancora un poco mentre finiva questa frase. Vidi dal suo sguardo che non desiderava più parlarmi, quanto piuttosto intrattenersi con i propri pensieri.
(Charlotte Brontë; "Jane Eyre")
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