lunedì 25 dicembre 2017

...quella che chiamo "realtà"

- Lunedì 10 settembre 1928
 
Questa è stata un'estate animatissima: un'estate vissuta quasi troppo in pubblico. Spesso qui sono entrata in un santuario, un convento, un ritiro religioso; con grande angoscia una volta, e sempre un po' di terrore: si ha tanta paura della solitudine; di vedere fino in fondo alla coppa. Quella è una delle esperienze che ho fatto qui a volte in agosto; e sono arrivata a una consapevolezza di quella che chiamo "realtà": una cosa che vedo di fronte a me; qualcosa di astratto, ma che risiede nelle colline o nel cielo; rispetto alla quale nulla conta; nella quale io riposerò e continuerò a esistere. La chiamo realtà. E immagino talvolta che questa sia la cosa che mi è più necessaria: quella che cerco. Ma chissà - una volta presa la penna per scrivere? Come è difficile non cercar di fare della realtà questa o quella cosa, mentre è una cosa sola. Questo è forse il mio dono; questo è forse ciò che mi distingue dagli altri; penso che possa essere raro avere una sensazione così acuta di qualcosa di simile - ma, ancora una volta, chissà? 
 
 
(Virginia Woolf; "Diari)

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