martedì 5 settembre 2017

Non era troppo tardi

Borgate in cima a qualche poggio si sporgevano, evocando il medio evo colle loro cinte merlate, colle casette brune raggruppate intorno a qualche campanile aguzzo. La campagna e il mare erano talora abbaglianti, talora cinerei; in certi giorni il silenzio imperava, strano e dolce, in certi altri sembrava che ogni filo d'erba, ogni goccia d'acqua affermasse la sua vita come un sussurro, e l'aria popolata di suoni diveniva come sensibile. Le linee del paesaggio m'erano famigliari da tanti anni: come nell'epoca della fanciullezza, io non analizzavo ciò che si stendeva dinanzi agli occhi, non cercavo il segreto dell'armonia che m'inteneriva o m'esaltava, che mi dava la sensazione del riposo o quello della forza, che m'identificava a sé. Mi lasciavo avvolgere dal fascino misterioso e semplice, e una riconoscenza appassionata mi fioriva nel cuore. Ecco, venivano a me le manifestazioni profonde della vita della terra, venivano finalmente integre e lucide, capaci di significare il pianto, il sorriso, l'amore, la morte. Non era troppo tardi. Il mio passato m'appariva ormai come ordinato da un volere spietatamente saggio. Tutto non vi sembrava posto, difatti, per la preparazione dell'avvenire?


(Sibilla Aleramo; "Una donna")

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