domenica 24 luglio 2016

Solitudine, se abitare devo

Solitudine, se abitare devo
con te, non sia nel mucchio mal congesto,
tetro, di case; meco sali l'erta,
specula di natura, onde la valle, 
i fioriti pendii, la cristallina
piena del fiume, possano sembrare
brevi, una spanna; e faccia io le tue scolte 
ove son tenda i rami, ove balzando
rapido il daino mette in fuga l'ape 
selvatica dal calice dei fiori. 
Amo andar teco queste scene; pure 
quel dolce con un animo innocente 
conversare, che specchio sue parole
sono di squisitezza dei pensieri, 
questo della mia anima è il diletto;
e certamente per l'umana specie 
quasi beatitudine suprema
dev'esser quando in tuoi soggiorni due
spiriti affini trovano rifugio.

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O Solitude! if I must with thee dwell, 
Let it not be among the jumbled heap 
Of murky buildings; climb with me the steep, - 
Nature's observatory - whence the dell, 
Its flowery slopes, its river's crystal swell, 
May seem a span; let me thy vigils keep 
'Mongst boughs pavillion'd, where the deer's swift leap 
Startles the wild be from the fox-glove bell. 
But though I'll gladly trace these scenes with thee, 
Yet the sweet converse of an innocent mind, 
Whose words are images of thoughts refin'd, 
Is my soul's pleasure; and it sure must be 
Almost the highest bliss of human-kind,
When to thy haunts two kindred spirits flee.


(John Keats)

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