Il mondo interiore! Erano parole altisonanti, e Jaromil le ascoltò con immensa soddisfazione. Non aveva mai dimenticato che già a cinque anni veniva considerato un bambino eccezionale, diverso dagli altri; anche il comportamento dei suoi compagni di scuola, che lo prendevano in giro per la cartella o per la camicia, gli avevano sempre confermato (seppure amaramente) la sua eccezionalità. Ma fino ad ora quell'eccezionalità per lui non era stata altro che una nozione vuota e incerta; era stata una speranza incomprensibile o un incomprensibile rifiuto; adesso invece aveva ricevuto un nome: un originale mondo interiore... Jaromil sapeva di essere arrivato a quella ammirevole scoperta [...] per puro caso, questo gli suggerì l'idea confusa che l'originalità del suo mondo interiore non fosse il risultato di uno sforzo laborioso, ma che consistesse in tutto ciò che passava casualmente e involontariamente nella sua testa; che gli fosse data come un dono. Da quel momento seguì con molta più attenzione le proprie idee e cominciò ad ammirarle. [...] Camminava lungo la riva del fiume, ogni tanto chiudeva gli occhi e si chiedeva se il fiume esisteva anche quando lui aveva gli occhi chiusi. La cosa gli parve oltremodo interessante, consacrò almeno una mezza giornata a osservazioni del genere...
(Milan Kundera)
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