giovedì 5 marzo 2015

La vaga inquietudine di esser lontani

La dolcezza di non aver famiglia né compagnia, quel soave piacere simile al piacere dell'esilio, quando l'orologio della lontananza attenua in noi con indefinibile voluttà la vaga inquietudine di esser lontani: io assaporo questo piacere a mio modo, con una certa indifferenza. Perché una delle caratteristiche del mio atteggiamento psicologico è di non coltivare esageratamente l'attenzione e di guardare con sufficienza persino ai sogni, con la consapevolezza aristocratica che la loro esistenza dipenda da noi. Dare eccessiva importanza ai sogni sarebbe come dare importanza a un qualcosa che si è fatto reale, e che perciò ha perduto il diritto assoluto alla nostra delicatezza. Le figure immaginarie hanno più spessore e verità di quelle reali. Il mio mondo immaginario è stato sempre per me l'unico mondo vero. Non ho mai avuto amori così reali, così pieni di verve, di sangue e di vita come l'amore vissuto con figure uscite da me stesso. Che peccato! Ne ho nostalgia perché, come ogni amore, anche questi amori passano...


(Fernando Pessoa; "Il libro dell'inquietudine")

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