lunedì 12 gennaio 2015

Per un momento posseggo la libertà

La libertà è la possibilità dell'isolamento. Sei libero se puoi allontanarti dagli uomini senza che ti obblighi a cercarli il bisogno di denaro, o il bisogno gregario, o l'amore, o la gloria, o la curiosità, che non si addicono al silenzio e alla solitudine. Se è impossibile per te vivere da solo, sei nato schiavo. Puoi avere ogni grandezza, ogni nobiltà d'animo: sei uno schiavo nobile, o un servo intelligente; non sei libero. E la tragedia non ti riguarda, perché la tragedia del fatto che tu sia nato così non riguarda te ma riguarda soltanto il Destino. Povero te, però, se l'oppressione della vita ti obbliga ad essere schiavo. Povero te se, nonostante tu sia nato libero, capace di bastare a te stesso e di appartarti, la necessità ti costringe a convivere. Questa è la tua tragedia, la tragedia che porti con te. Il fatto di nascere libero è la maggiore grandezza dell'uomo, ciò che rende l'umile eremita superiore ai re e addirittura agli dèi, che sono sufficienti a se stessi per la forza, ma non per il disprezzo di essa. Stanco, chiudo le imposte delle finestre, escludo il mondo e per un momento posseggo la libertà. Domani sarò di nuovo schiavo; ma ora, solo, senza bisogno di nessuno, con l'unico timore che una voce o una presenza vengano a interrompermi, ho la mia piccola libertà, i miei momenti eccelsi. Seduto su questa sedia, dimentico la vita che mi opprime. E mi addolora soltanto il fatto che essa mi abbia addolorato.



(Fernando Pessoa; "Il libro dell'inquietudine")

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