giovedì 12 settembre 2013

Forse un giorno farà piacere ricordare anche queste cose

(...) E così ordinai a me stesso di vivere. Talvolta anche il vivere è un atto di coraggio. Ti spiegherò quali furono poi i motivi di conforto, non prima di averti detto che queste riflessioni, con cui davo tregua al mio animo, ebbero per me l'effetto di un farmaco. Codeste nobili consolazioni si risolvono in rimedio e tutto ciò che suole tenere alto il morale giova anche al corpo. Questi nostri studi furono per me la salvezza. Attribuisco alla filosofia il merito di avermi rimesso in piedi e della mia convalescenza. Le devo la vita, nulla di meno. (...) Tali riflessioni mi indussero a volere aiutare me stesso e a sopportare ogni sofferenza. Altrimenti sarebbe tristissimo, dopo avere rinunciato al coraggio di morire, non avere il coraggio di vivere. (...) Non renderti i tuoi mali più gravosi di quello che sono e non caricarti di lamentele. Se comincerai a farti coraggio e dire: "è cosa da nulla o almeno di poco conto, teniamo duro; ecco, passerà", allevierai la tua sofferenza considerandolo un dolore leggero. La nostra sofferenza è in funzione delle nostre valutazioni soggettive. Ognuno è infelice tanto quanto si è convinto di esserlo. Penso che si debbano eliminare le lamentele relative a sofferenze passate. Anche se tutto questo è vero, ormai è acqua passata. A che serve rivangare dolori di un tempo ed essere ora infelice perché lo sei stato una volta? E poi, ciò che fu molto doloroso da sopportare è quasi un piacere l'averlo sopportato: è naturale gioire della fine del proprio male. Bisogna dunque estirpare due fattori negativi: la paura di una disgrazia che potrebbe capitarci e il ricordo di una trascorsa da molto tempo; quest'ultima, ormai, non mi riguarda più, la prima non ancora. Trovandosi in mezzo alle difficoltà, uno dovrebbe dire: "Forse un giorno farà piacere ricordare anche queste cose."


(Seneca; "Lettere a Lucilio")

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