(...) Per un po' di tempo avevo avuto in programma anche la lettura di Nietzsche, ma esitavo a cominciare perché non mi ritenevo preparato abbastanza. A quell'epoca i "competenti" studenti di filosofia ne discutevano molto, per lo più in modo sfavorevole, dal che dedussi che nelle alte sfere Nietzsche doveva incontrare molta ostilità. L'autorità massima, ovviamente, era Jakob Burckhardt, le cui varie critiche a Nietzsche erano ovunque oggetto di discussione. Inoltre all'università c'erano persone che avevano conosciuto direttamente il filosofo, e riferivano ogni sorta di aneddoti sul suo conto, in genere poco lusinghieri. Di costoro molti non avevano letto una riga di Nietzsche, e perciò indugiavano a lungo sulle sue debolezze, per esempio sulle sue arie da gentiluomo, sul suo modo di suonare il pianoforte, sulle sue esagerazioni stilistiche, tutte manie che davano ai nervi della brava gente di Basilea. Tutto ciò non mi avrebbe fatto certamente rinviare la lettura di Nietzsche, anzi, costituiva lo stimolo più forte: ma mi tratteneva il celato timore che potessi somigliargli, almeno per quanto riguarda il "segreto" che lo aveva isolato dal suo ambiente. Forse - chissà? - aveva avuto esperienze interiori, intuizioni, che aveva tentato di comunicare senza successo, e aveva scoperto che nessuno lo capiva.
(Carl Gustav Jung; "Ricordi, sogni, riflessioni")
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