lunedì 20 marzo 2017

Vivere è distruggersi

Vivere è distruggersi, non tanto per una carenza, ma per una sorta di pienezza pericolosa. In Dostoevskij non sono gli omuncoli, vero, che si distruggono, non sono i debolucci, gli anemici, sono individui che esplodono, che giungono al limite estremo di se stessi e oltrepassano quel limite.


(Emil Cioran)

Dono

Un giorno così felice.
La nebbia si alzò presto, lavoravo in giardino.
I colibrì si posavano sui fiori del quadrifoglio.
Non c’era cosa sulla terra che desiderassi avere.
Non conoscevo nessuno che valesse la pena d’invidiare.
Il male accadutomi, l’avevo dimenticato.
Non mi vergognavo al pensiero di essere stato chi sono.
Nessun dolore nel mio corpo.
Raddrizzandomi, vedevo il mare azzurro e vele.

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Dzień taki szczęśliwy.
Mgła opadła wcześnie, pracowałem w ogrodzie.
Kolibry przystawały nad kwiatem kaprifolium.
Nie było na ziemi rzeczy, którą chciałbym mieć.
Nie znałem nikogo, komu warto byłoby zazdrościć.
Co przydarzyło się złego, zapomniałem.
Nie wstydziłem się myśleć, że byłem kim jestem.
Nie czułem w ciele żadnego bólu.


(Czeslaw Milosz)

lunedì 13 marzo 2017

Desideri

Dato che non hai mai vissuto una guerra, Kitty, e nonostante le mie lettere sai ancora molto poco di quello che significa vivere nascosti, tanto per divertirti ti racconterò quali sono i desideri di ognuno di noi una volta che usciremo. Margot e il signor Van Daan desiderano più di ogni altra cosa immergersi in un bagno caldo e restarci per più di mezz'ora. La signora Van Daan non vede l'ora di mangiare paste, Dussel pensa solo alla sua Charlotte, mamma alla sua tazza di caffè. Papà vuole andare dal signor Voskuijl, Peter in città, al cinema, e io, per la felicità, non saprei proprio da dove cominciare. Desidero più di ogni altra cosa avere una casa mia, potermi muovere liberamente ed essere di nuovo seguita nel lavoro, quindi tornare a scuola...


(Anne Frank; "Diario" - Venerdì 23 luglio 1943)

Ogni giorno sento di crescere internamente...

A cosa serve mai la guerra, perché la gente non può vivere insieme tranquilla, perché tutto deve essere devastato? È una domanda comprensibile, ma finora nessuno è riuscito a trovare una risposta soddisfacente. Perché in Inghilterra continuano a produrre aerei sempre più grandi, bombe sempre più pesanti, e al contempo case prefabbricate per la ricostruzione? Perché ogni giorno si spendono milioni per la guerra e non c'è un centesimo per l'assistenza medica, gli artisti e la povera gente? Perché la gente deve soffrire la fame quando in altre zone della terra c'è cibo in sovrappiù che va a male? Oh, perché gli uomini sono così folli? Non credo che la guerra sia causata solo dagli uomini grandi, dai governanti e dai capitalisti. No, il piccolo uomo la fa altrettanto volentieri, altrimenti i popoli si sarebbero ribellati già da molto tempo! Nell'uomo c'è proprio l'impulso di distruggere, di uccidere, di assassinare e infierire, e finché tutta l'umanità, senza eccezioni, non avrà subito una grande metamorfosi, la guerra continuerà a infuriare, e tutto quello che è stato costruito, coltivato e cresciuto, sarà di nuovo distrutto e disintegrato, per poi cominciare da capo! Spesso sono stata depressa, ma non ho mai perso la speranza, considero questa clandestinità un'esperienza pericolosa, romantica e interessante.
(...) Sono giovane e ho ancora molte virtù nascoste, sono giovane e forte e vivo questa grande avventura, ci sono ancora dentro e non devo lamentarmi tutto il giorno di non potermi divertire! Ho avuto molto, sono di natura felice, molto allegra e forte. Ogni giorno sento di crescere internamente e che la liberazione si avvicina, quanto è bella la natura, quanto è buona la gente che ho attorno, quant'è interessante e divertente questa esperienza! Perché, allora, dovrei perdere la speranza?


(Anne Frank; "Diario" - Mercoledì 3 maggio 1944)

A Summer Night


domenica 5 marzo 2017

È come una mancanza di respiro

È come una mancanza di respiro
e un senso di morire
quando mi stringe improvviso
il desiderio di te tanto lontano
e nulla può calmarlo, altro pensiero
non può occuparmi, tranne il Paradiso
che sarebbe per me lo starti accanto.
Ma poiché ciò m’è negato, più cara,
molto più cara d’una fredda pace
mi è la stretta indicibile −
quasi marchio di fuoco che proclami
ancora e sempre quanto sono tua.
A nessun costo vorrei separarmi
da questo mio dolore.


(Margherita Guidacci)

Città vecchia

Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.

Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d’amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s’agita in esse, come in me, il Signore.

Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
piú puro dove piú turpe è la via.


(Umberto Saba)

Se in autunno tu venissi da me

Se in autunno tu venissi da me
caccerei l’estate
un po’ sorridente - un po’ irritata -
come la massaia scaccia una mosca.

Se potessi rivederti tra un anno
farei tanti gomitoli dei mesi -
li metterei in cassetti separati
per paura che i numeri si confondano.

Se l’attesa fosse soltanto di secoli
li conterei sulla mano
sottraendo finché non mi cadessero
le dita nel paese di Van Dieman.

E se fossi certa che finita questa vita
la mia e la tua continueranno a vivere
getterei la mia come una buccia
e sceglierei con te l’eternità.

Ma ora - incerta sulla durata del tempo - 
che ci separa, la cosa m’inquieta,
come l’ape folletto,
che non avverte quando pungerà.

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If you were coming in the Fall,
I’d brush the Summer by
With half a smile, and half a spurn,
As Housewives do, a Fly.

If I could see you in a year,
I’d wind the months in balls -
And put them each in separate Drawers,
For fear the numbers fuse -

If only Centuries, delayed,
I’d count them on my Hand,
Subtracting, till my fingers dropped
Into Van Dieman’s Land.

If certain, when this life was out -
That your’s and mine, should be –
I’d toss it yonder, like a Rind,
And take Eternity -

But, now, uncertain of the length
Of this, that is between,
It goads me, like the Goblin Bee -
That will not state – it’s sting.


(Emily Dickinson)