domenica 29 marzo 2015

Immaginare il nulla

Era appunto questo che m'irritava: senza dubbio non c'era alcuna ragione perché esistesse, questa larva strisciante. Ma non era possibile che non esistesse. Era impensabile: per immaginare il nulla occorreva trovarcisi già, in pieno mondo, da vivo, con gli occhi spalancati, il nulla era solo un'idea nella mia testa, un'idea esistente, fluttuante in quella immensità: quel nulla non era venuto prima dell'esistenza, era un'esistenza come un'altra e apparsa dopo molte altre. Ho gridato "che porcheria, che porcheria!" e mi son scrollato per sbarazzarmi di questa porcheria appiccicosa, ma questa teneva duro, e ce n'era tanta, tonnellate e tonnellate d'esistenza, indefinitamente: soffocavo nel fondo di quest'immensa noia.


(Jean-Paul Sartre)

mercoledì 25 marzo 2015

Vinto

Mamma questa è la vita?! Allor la santa
Felicità infantile non perdura?
Il riso che irradiava la mia pura
Fronte, non verrà più? Ah mi si schianta

L'anima, mamma mia, ed ho paura!
Io mi sento morire. Quanta, quanta
Dolce felicità di bimbo, ha infranta
Con l'andar della vita, la sventura!

Oh non credere mamma ch'io sia vile!
No! Te lo giuro. Ho avuto sempre fede
In questo Dio che mi fa spasimare!

Io sono come un albero sottile;
Cui cadono le foglie e che le vede
Cader senza poterle richiamare.


(Sergio Corazzini)

Les Lucioles

 

Alla mercé del cielo

Ora devo descrivere l'Eclissi. Abbiamo visto i raggi filtrare dal fondo delle nubi. Poi per un momento abbiamo visto il sole avanzare - sembrava veleggiasse a gran velocità, nitido in uno squarcio; abbiamo tirato fuori gli occhiali da sole; lo abbiamo visto crescere, rosso fuoco; un attimo dopo si era di nuovo nascosto dietro una nuvola; si vedevano soltanto i raggi provenienti da lì; poi soltanto una foschia dorata, come si può vedere spesso. Passavano i minuti. Abbiamo pensato di aver mancato l'eclissi; guardavamo le pecore, che non mostravano alcun timore; i setter correvano in cerchio; tutti erano in piedi in lunghe file, dignitosamente, e guardavano in su. Ho pensato che fossimo simili a popoli antichissimi, al nascere del mondo - druidi di Stonehenge (quest'idea si è fatta più intensa alla prima pallida luce). Dietro di noi c'erano grandi spazi azzurri senza nuvole, ancora azzurri. Ma ora i colori si facevano sbiaditi. Le nuvole impallidivano; un colore nero rossastro. Giù nella valle una straordinaria miscela di rosso e di nero; e ardeva quell'unica luce; laggiù erano tutte nuvole; bellissime, dalle sfumature delicate. Non traspariva niente dalla nuvola. I ventiquattro secondi stavano passando. Poi guardando di nuovo l'azzurro, rapidamente, molto velocemente, tutti i colori si sono fatti smorti; si è fatto sempre più buio, come all'inizio di un violento temporale; la luce precipitava; continuavamo a dire: Ecco l'ombra; e abbiamo pensato: Ora è finito - questa è l'ombra quando improvvisamente la luce si è spenta. Eravamo caduti. Tutto era spento. Non c'era nessun colore. La terra era morta. Quello è stato il momento straordinario; e il successivo quando, come se una palla rimbalzasse, la nuvola ha ripreso il suo colore, soltanto era un colore scintillante, aereo. Ho avuto la sensazione fortissima, mentre la luce si spegneva, di una vasta obbedienza, di qualcosa che si inginocchiasse e poi si rialzasse improvvisamente, al ritorno dei colori. Sono ritornati con prodigiosa leggerezza, rapidità e bellezza nella valle e sulle colline - dapprima con un miracoloso luccichio, più tardi quasi normalmente, ma con una nostra grande sensazione di sollievo. È stata come una guarigione.

Come posso esprimere quel buio? È stata un'immersione improvvisa, inattesa: un essere alla mercé del cielo...


(Virginia Woolf - Giovedì 30 Giugno 1927)

Le bonheur est un ange

La felicità è un angelo dal volto grave

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Le bonheur est un ange au visage grave


(Amedeo Modigliani)

sabato 21 marzo 2015

Leggendo in eterno

Credo che potrei vivere qui beatamente, leggendo in eterno.


(Virginia Woolf - 24 Agosto 1933)

Sono uno che cerca

Non sono uno scrittore, sono uno che cerca; conduco una lotta spirituale; aspetto che la mia mente si apra a una luce che non ha nome nelle nostre lingue.


(Emil Cioran)

La vostra solitudine vi sarà sostegno e patria

Tutto quello che un giorno sarà forse possibile a molti, può ora già preparare e costruire il solitario con le sue mani meno maldestre. Perciò, amate la vostra solitudine e sopportate il dolore che essa vi procaccia con lamento armonioso. Ché quelli che vi sono vicini, voi dite, vi sono lontani, e ciò mostra che intorno a voi comincia a stendersi lo spazio. E se la vostra vicinanza è lontana, allora la vostra vastità è già sotto le stelle e molto grande; rallegratevi della vostra crescita, in cui non potete menare alcuno, e siate buono verso quelli che rimangono indietro, e sicuro e tranquillo, di fronte a loro, e non li tormentate con i vostri dubbi e non li sgomentate con la vostra fiducia o allegrezza, che essi non potrebbero comprendere. Cercatevi una qualche piana e fida comunione con loro, che non deva necessariamente mutarsi, se voi stesso via via divenite altro, amate in essi la vita in una forma estranea e abbiate indulgenza... La vostra solitudine vi sarà sostegno e patria anche in mezzo a circostanze molto estranee, e dal suo seno troverete voi tutti i vostri cammini. Tutti i miei auguri sono pronti ad accompagnarvi e la mia fiducia è con voi.

Il vostro,

Rainer Maria Rilke

venerdì 20 marzo 2015

Per una coscienza ampia e per un cuore profondo

La sofferenza e il dolore sono sempre obbligatori per una coscienza ampia e per un cuore profondo. Ho l’impressione che le persone autenticamente grandi debbano provare al mondo una grande tristezza.


(Fëdor Dostoevskij; "Delitto e castigo")

Lo so

Lo so
quando si è presi da questa passione
e il cuore ha un peso rispettabile
non c’è niente da fare, Don Chisciotte,
niente da fare
è necessario battersi
contro i mulini a vento.


(Nazim Hikmet)

Il deserto

Prima di entrare nel deserto
i soldati bevvero a lungo l’acqua della cisterna.
Ierocle gettò per terra
l’acqua della sua brocca e disse:
Se dobbiamo entrare nel deserto,

io sono già nel deserto.
Se la sete deve bruciarmi,
che già mi bruci.
Questa è una parabola.
Prima di sprofondarmi nell’inferno
i littori del dio mi permisero di guardare una rosa.
Quella rosa ora è il mio tormento
nell’oscuro regno.
Un uomo fu abbandonato da una donna.
Stabilirono di fingere un ultimo incontro.
L’uomo disse:
Se devo entrare nella solitudine
sono già solo.
Se la sete deve bruciarmi,
che già mi bruci.
Questa è un’altra parabola.
Nessuno sulla terra
ha il coraggio di essere quell’uomo.


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Antes de entrar en el desierto
los soldados bebieron largamente el agua de la cisterna.
Hierocles derramó en la tierra
el agua de su cántaro y dijo:
Si hemos de entrar en el desierto,
ya estoy en el desierto.
Si la sed va a abrasarme,
que ya me abrase.

Ésta es una parábola.
Antes de hundirme en el infierno
los lictores del dios me permitieron que mirara una rosa.
Esa rosa es ahora mi tormento
en el oscuro reino.
A un hombre lo dejó una mujer.
Resolvieron mentir un último encuentro.
El hombre dijo:
Si debo entrar en la soledad
ya estoy solo.
Si la sed va a abrasarme,
que ya me abrase.

Ésta es otra parábola.
Nadie en la tierra
tiene el valor de ser aquel hombre.


(Jorge Luis Borges)

The Blue Madonna


martedì 17 marzo 2015

Ninfee

Ninfee pallide lievi
coricate sul lago -
guanciale che una fata
risvegliata
lasciò
sull’acqua verdeazzurra -

ninfee -
con le radici lunghe
perdute
nella profondità che trascolora -

anch’io non ho radici
che leghino la mia
vita - alla terra -

anch’io cresco dal fondo
di un lago - colmo
di pianto.


(Antonia Pozzi)

lunedì 16 marzo 2015

La stanchezza è venuta a farmi rinsavire

Tutta la mattina - sensazioni bizzarre: voglia di rivelarmi, di fare progetti, di decidere, di lavorare. Delirio, slanci, ebrezza, benessere indomabile. Per fortuna, la stanchezza è venuta a farmi rinsavire, a richiamarmi all'ordine, al nulla di ogni minuto.


(Emil Cioran)

Quando cieco ti cercavo

Quando cieco ti cercavo la mia anima ti stava partorendo
mentre lasciava orme a forma di luna.
Non c'erano pareti nella mia stanza, solamente angoli
dove ombre con mille braccia chiedevano splendori.
Non c'era un pane nel mio altare e nella vecchia pergamena
le mosche divoravano le amare lettere sacre.
Non cresceva un albero di mele nel mio solitario letto
e le dita delle mani se le portava il vento.
Fu così che ti costruii, trasportando in carne i miei sogni
con lo splendore della luna donandoti una pelle d’argento
collocando un occhio vivo nelle tue mille mani che implorano
affinché duplicata in quattro tu fossi il calice della mia tavola
e nelle tue innumerevoli labbra si tatuasse il nuovo credo.
La tua voce senza fine che entra nel mondo come un’ostia rossa
fino a paralizzare l'infinito specchio in un'eterna immagine.

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Cuando ciego te buscaba mi alma te iba pariendo
mientras dejabas huellas con la forma de una luna.
No había paredes en mi cuarto solamente rincones
donde sombras con mil brazos pedían resplandores.
No había un pan en mi altar y en el viejo pergamino
las moscas devoraban las amargas letras sagradas.
No crecía un árbol de manzanas en mi solitario lecho
y a los dedos de mis manos se los llevaba el viento.
Fue así como te hice convirtiendo en carne mis sueños
con el resplandor de la luna dándote una piel de plata
colocando un ojo vivo en tus mil manos que imploran,
Para que doblada en cuatro fueras el cáliz de mi mesa
y en tus innumerables labios se tatuara el nuevo credo.
Tu voz sin fin entrando en el mundo como una hostia roja
hasta paralizar el infinito espejo en una eterna imagen.


(Alejandro Jodorowsky)

venerdì 13 marzo 2015

Io pensavo che il cuore avesse dimenticato

Io pensavo che il cuore avesse dimenticato
il facile talento del soffrire
e mi dicevo che ciò che è stato
no, non accadrà più.

Passò l’estasi passò il dolore
passarono i sogni belli da credere
ma ecco ancora mi sorprendono i brividi
alla forza scardinante della bellezza.



(Aleksandr Puškin)

Notturno invernale

Così lieve è il tuo passo, fanciullo,
che quasi non t’odo,
dietro me, sul sentiero.
E così pura è l’ora, così puro
il lume delle grandi stelle
nel cielo viola
che l’anima schiarisce
dentro la notte
come i tetri pini che albeggiano
nel biancore della neve.
Un alto sonno tiene la foresta
ed i monti
e tutta la terra.
Come una grazia cade
dal cielo il silenzio.
Ed io ti sento l’anima battere,
dietro il silenzio,
come un filo vivo di acque
dietro un velo di ghiaccio -
e il cuore mi trema,
come trema il viandante
quando il vento gli porta
attraverso la notte
l’eco d’un altro passo
che segue il suo cammino.
Fanciullo, fanciullo,
sopra il mio cammino,
che va per una landa senza ombre,
sono i tuoi puri occhi
due miracolose corolle
sbocciate a lavarmi lo sguardo.
Fanciullo, noi siamo
in quest’ora divina
due rondini che s’incrociano
nell’infinito cielo,
prima di mettersi in rotta
per plaghe remote.
E domani saremo
soli
col nostro cuore
verso il nostro destino.
Ma ancora, nel profondo, tremerà
il palpito lontano delle ali sorelle
e si convertirà
in nuova ansia di volo. 

(Antonia Pozzi)

giovedì 12 marzo 2015

Carissima creatura

Carissima creatura,
era una lettera molto bella quella che hai scritto a mezzanotte sotto la luce delle stelle. Scrivi sempre a quell'ora, il tuo cuore ha bisogno del chiaro di luna per liquefarsi... Non una parola sul balsamo che sei stata per il mio tormento - perché tormentata lo sono sempre. Come ti osservavo! Mi sentivo - dunque, come mi sentivo? Ecco, una volta ho visto una pallina ballare sullo zampillo d'una fontana: tu sei la fontana, io la pallina. È una sensazione che mi dai solo tu. È fisicamente stimolante, e riposante allo stesso tempo...


(Virginia Woolf a Vita Sackville West - 7 Ottobre 1928)

The Tepidarium



martedì 10 marzo 2015

Un universo in espansione

È vicino all'acqua che ho meglio compreso che il fantasticare è un universo in espansione, un soffio di odori che fuoriesce dalle cose per mezzo di una persona che sogna...

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C'est près de l'eau que j'ai le mieux compris que la rêverie est un univers en émanationun souffle odorant qui sort des choses par l'intermédiaire d'un rêveur...


(Gaston Bachelard)

lunedì 9 marzo 2015

Terrore di amarti

Terrore di amarti in un posto così fragile come il mondo

Pena di amarti in questo luogo di imperfezione
Dove tutto ci spezza e ammutolisce
Dove tutto ci mente e ci separa.

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Terror de te amar num sítio tão frágil como o mundo

Mal de te amar neste lugar de imperfeição
Onde tudo nos quebra e emudece
Onde tudo nos mente e nos separa.


(Sophia de Mello Breyner Andresen)

Pensare ad ogni istante

Il vero pensiero somiglia a un demone che turba le fonti della vita, oppure a una malattia che ne intacca le radici stesse. Pensare ad ogni istante, porsi problemi capitali ad ogni piè sospinto, provare il dubbio assillante circa il proprio destino, avvertire tutta la fatica di vivere, estenuato dai propri pensieri e dalla propria vita fino a non poterne più; lasciare dietro di sé una traccia di sangue e di fumo quali simboli del dramma e della morte del proprio essere – tutto questo significa essere infelici a un punto tale che il pensare ti dà il voltastomaco; e ti chiedi se la riflessione non sia una sciagura per l'uomo.


(Emil Cioran)

Gazzella della morte oscura

Voglio dormire il sonno delle mele,
allontanarmi dal tumulto dei cimiteri.
Voglio dormire il sonno di quel bimbo
che voleva tagliarsi il cuore in alto mare.

Non voglio che mi ripetano che i morti non perdono sangue;
che la bocca marcita continua a chiedere acqua.  
Non voglio saperne dei martirii che l'erba produce
né della luna con bocca di serpente
che lavora prima dell'alba.

Voglio dormire un momento,
un momento, un minuto, un secolo;
ma tutti sappiano che non sono morto;
che c'è una stalla d'oro sulle mie labbra;
che sono il piccolo amico del vento occidentale;
che sono l'ombra immensa delle mie lacrime.

Coprimi nell'aurora con un velo,
perché essa mi getterà manciate di formiche,
e bagna con acqua dura le mie scarpe
affinché sia elusa la pinza del suo scorpione.

Perché voglio dormire il sonno delle mele
per apprendere un pianto che mi purifichi dalla terra;
perché voglio vivere con quel bimbo oscuro
che voleva tagliarsi il cuore in alto mare.

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Quiero dormir el sueño de las manzanas
alejarme del tumulto de los cementerios.
Quiero dormir el sueño de aquel niño
que quería cortarse el corazón en alta mar.

No quiero que me repitan que los muertos no pierden la sangre;
que la boca podrida sigue pidiendo agua.
No quiero enterarme de los martirios que da la hierba,
ni de la luna con boca de serpiente
que trabaja antes del amanecer.

Quiero dormir un rato,
un rato, un minuto, un siglo;
pero que todos sepan que no he muerto;
que haya un establo de oro en mis labios;
que soy un pequeño amigo del viento Oeste;
que soy la sombra inmensa de mis lágrimas.

Cúbreme por la aurora con un velo,
porque me arrojará puñados de hormigas,
y moja con agua dura mis zapatos
para que resbale la pinza de su alacrán.

Porque quiero dormir el sueño de las manzanas
para aprender un llanto que me limpie de tierra;
porque quiero vivir con aquel niño oscuro
que quería cortarse el corazón en alta mar.


(Federico Garcia Lorca)

giovedì 5 marzo 2015

Ovunque Tu sia

Ovunque Tu sia,
ovunque Tu,
immeritatamente,
mi guardi,
ovunque Tu stabilisca io abbia una casa,
fosse pure una grigia prigione,
io so che da qualsiasi pietra
Tu puoi far scaturire un fiore
nel perimetro della mia mente.


(Alda Merini)

La vaga inquietudine di esser lontani

La dolcezza di non aver famiglia né compagnia, quel soave piacere simile al piacere dell'esilio, quando l'orologio della lontananza attenua in noi con indefinibile voluttà la vaga inquietudine di esser lontani: io assaporo questo piacere a mio modo, con una certa indifferenza. Perché una delle caratteristiche del mio atteggiamento psicologico è di non coltivare esageratamente l'attenzione e di guardare con sufficienza persino ai sogni, con la consapevolezza aristocratica che la loro esistenza dipenda da noi. Dare eccessiva importanza ai sogni sarebbe come dare importanza a un qualcosa che si è fatto reale, e che perciò ha perduto il diritto assoluto alla nostra delicatezza. Le figure immaginarie hanno più spessore e verità di quelle reali. Il mio mondo immaginario è stato sempre per me l'unico mondo vero. Non ho mai avuto amori così reali, così pieni di verve, di sangue e di vita come l'amore vissuto con figure uscite da me stesso. Che peccato! Ne ho nostalgia perché, come ogni amore, anche questi amori passano...


(Fernando Pessoa; "Il libro dell'inquietudine")

Autoportrait, 1853


Fermati, dove corri?

Fermati, dove corri?
Il cielo è dentro di te;
Se altrove tu lo cerchi
In eterno lo perdi.


(Angelus Silesius)

martedì 3 marzo 2015

Credo

Credo nella vita sotto forma terrestre,
tangibile, vagamente rotonda,
meno sferica ai poli,
dappertutto piena di orizzonti.

Credo nelle nuvole, nello loro pagine
nitidamente scritte
e negli alberi, soprattutto d’autunno.
(Talvolta mi pare d’essere un albero).

Credo nella vita come territudine,
come grazia o disgrazia.
– Il mio desiderio più grande fu quello di nascere,
e ogni volta continua ad aumentare.

Credo nel dubbio agonico di Dio,
vale a dire, credo che credo,
anche se la notte, da solo,
interrogo le pietre,
ma non sono ateo rispetto a nulla,
tranne che alla morte.

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Creo en la vida bajo forma terrestre,
tangible, vagamente redonda,
menos esférica en sus polos,
por todas partes llena de horizontes.

Creo en las nubes, en sus páginas
nítidamente escritas
y en los árboles, sobre todo al otoño.
(A veces creo que soy un árbol).

Creo en la vida como terredad,
como gracia y desgracia.
– Mi mayor deseo fue nacer,
a cada vez aumenta.

Creo en la duda agónica de Dios,
es decir, creo que creo,
anque de noche, solo,
interrogo a las piedras,
pero non soy ateo de nada
salvo de la muerte.


(Eugenio Montejo)

Questa è la suprema funzione della saggezza

Se stai bene e pensi sia cosa degna diventare un giorno padrone di te stesso, ne sono felice: per me sarà infatti una gloria, se ti avrò tirato fuori da questa situazione burrascosa, dove tu ondeggi senza speranza di uscirne.
(...) Questa è la suprema funzione della saggezza e il suo carattere distintivo: mettere in armonia le parole con le opere, far sì che in ogni circostanza l'uomo sia coerente e identico a se stesso. "Chi sarà in grado di farlo?" Pochi. Alcuni, però, certamente. Infatti è un'impresa difficile, e non dico che il saggio procederà sempre con la stessa andatura, ma per lo stesso cammino.
(...) ...e quando ti sarai avvicinato a questa meta dopo una preparazione interiore di lunga data, sarà anche qualcosa di piacevole: vi si può cogliere, infatti, una componente, senza la quale nulla è piacevole: la serenità.


(Seneca; "Lettere a Lucilio")