giovedì 25 aprile 2013

Io non vedo da tutte le parti che infinità

Io non so né perché venni al mondo, né cosa sia il mondo, né cosa io stesso mi sia; e se io corro ad investigarlo, ritorno sempre in una ignoranza più spaventosa di prima. Non so cosa sia il mio corpo, i miei sensi, l'anima mia; e questa stessa parte di me che pensa ciò che io scrivo, e che medita sopra di tutto, e sopra se stessa, non può conoscersi mai. Invano io tento di misurare con la mente questi immensi spazi dell'universo che mi circondano: mi trovo come attaccato ad un piccolo angolo di spazio incomprensibile, senza sapere perché sono collocato piuttosto qui che altrove, o perché questo breve tempo della mia esistenza sia assegnato piuttosto a questo momento, che a tutti quelli che precedevano, o che seguiranno. Io non vedo da tutte le parti che infinità che mi assorbono come un atomo. Tutto quello che io so, è che vivo con un sentimento perpetuo di piacere e di dolore.


(Ugo Foscolo; "Ultime lettere di Jacopo Ortis")

Ama molte cose

Ama molte cose, perché è in questo la vera forza, e ciò che si fa con amore è ben fatto.


(Vincent Van Gogh)

domenica 21 aprile 2013

Questo è forse il tuo compito

Prendi il coraggio a due mani, esercita tutta la tua vigilanza, convoca tutti i doni che la natura ha voluto darti. E poi lascia che il tuo senso del ritmo si insinui tutto intorno agli uomini e alle donne, agli autobus e ai passeri, qualunque cosa tu veda per strada, finché riuscirai a legarli tutti in un insieme armonico. Questo è forse il tuo compito: trovare una relazione tra le cose che sembrano incompatibili, eppure hanno una affinità misteriosa, assorbire ogni esperienza senza paura e saturarla completamente, affinché la tua poesia sia un tutto invece che un frammento.


(Virginia Woolf)

domenica 14 aprile 2013

Io vivo nella possibilità

Io vivo nella possibilità,
una casa più bella della prosa,
di finestre più adorna,
e più superba nelle sue porte.

Ha stanze simili a cedri,
impenetrabili allo sguardo,
e per tetto la volta
perenne del cielo.

L'allietano visite dolcissime.
E la mia vita è questa:
allargare le mie esili mani
per accogliervi il Paradiso.

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I dwell in Possibility -
A fairer House than Prose -
More numerous of Windows -
Superior - for Doors -

Of Chambers as the Cedars -
Impregnable of Eye -
And for an Everlasting Roof
The Gambrels of the Sky -

Of visitors - the fairest -
For occupation - This -
The spreading wide my narrow Hands
To gather Paradise -


(Emily Dickinson; 1862)

L'intuizione

(...)
L'intuizione è una visita di Dio
e per tale dev'essere venerata.


(Emily Dickinson)

martedì 9 aprile 2013

Mi piace il verbo "sentire"

Mi piace il verbo sentire...
Sentire il rumore del mare,
sentirne l'odore.
Sentire il suono della pioggia che ti bagna le labbra,
sentire una penna che traccia sentimenti su un foglio bianco.
Sentire l'odore di chi ami,
sentirne la voce
e sentirlo col cuore.
Sentire è il verbo delle emozioni,
ci si sdraia sulla schiena del mondo
e si sente...


(Alda Merini)

Venezia, 1905

Carissimo Oscar
(...) Capisco, e purtroppo più dal tono stesso della lettera che dalla confessione che mi fai, il tuo dolore e la tua sfiducia. Ne capisco all'incirca la ragione e, credi, ne ho provato e ne provo un sincero dolore. Non ne conosco ancora le cause precise e occasionali che lo provocano, ma capisco, per te che sei un'anima nobile, che devon produrre una triste diminuzione di te stesso, al diritto che tu hai alla gioia e alla vita per ridurti a quello stato di sfiducia. Io non so di cosa si tratti, ti ripeto, ma credo che il miglior rimedio per te sarebbe di mandarti di qui, dal mio cuore che è gagliardo in questo momento, un soffio di vita, poiché tu sei creato, credimi, per la vita intensa e per la gioia. Noi (scusa il noi) abbiamo dei diritti diversi dagli altri, perché abbiamo dei bisogni diversi che ci mettono al disopra - bisogna dirlo e crederlo - della loro morale. Il tuo dovere è di non consumarti mai nel sacrificio. Il tuo dovere REALE è di salvare il tuo sogno. La Bellezza ha anche dei doveri dolorosi: creano però i più belli sforzi dell'anima. Ogni ostacolo sormontato segna un accrescimento della nostra volontà, produce il rinnovamento necessario e progressivo della nostra aspirazione. Abbi il culto sacro (io lo dico per te... e per me) per tutto ciò che può esaltare ed eccitare la tua intelligenza. Cerca di provocarli, di perpetrarli, questi stimoli fecondi, perché soli possono spingere l'intelligenza al suo massimo potere creatore. Affermati e sormontati sempre. L'uomo che dalla sua energia non sa continuamente sprigionare nuovi desideri e quasi nuovi individui destinati per affermarsi sempre a abbattere tutto quel che è di vecchio e di putrido restato, non è un uomo, è un borghese, uno speziale, quel che vuoi. Tu soffri, hai ragione, ma il tuo dolore non può forse divenire per te uno sprone perché tu riesca a rinnovarti ancora e a portare il tuo sogno più in alto ancora, più forte nel desiderio? (...) Decidi, non ti esaurire, abituati a mettere i tuoi bisogni estetici al disopra dei doveri sugli uomini.
(...) Rispondimi. Da Venezia ho ricevuto gli insegnamenti più preziosi nella vita; da Venezia sembra di uscirmene adesso come accresciuto dopo un lavoro...


(Amedeo Modigliani a Oscar Ghiglia - Venezia, 1905)

martedì 2 aprile 2013

Ho visto dei gatti che guardavano la luna

La nostra immaginazione dell'impossibile non è forse esclusiva; ho visto dei gatti che guardavano la luna, e non so se non la volevano.


(Fernando Pessoa; 23-3-1933)

Empiti di me

Empiti di me.
Desiderami, stremami, versami, sacrificami.
Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.
Voglio esser di qualcuno, voglio esser tuo, è la tua ora.
Sono colui che passò saltando sopra le cose
il fuggitivo, il dolente.

Ma sento la tua ora,
l'ora in cui la mia vita gocciolerà sulla tua anima,
l'ora delle tenerezze che mai non versai,
l'ora dei silenzi che non hanno parole,
la tua ora, alba di sangue che mi nutrì d'angosce,
la tua ora, mezzanotte che mi fu solitaria.

Liberami di me. Voglio uscire dalla mia anima.
Io sono ciò che geme, che arde, che soffre.
Io sono ciò che attacca, che ulula, che canta.
No, non voglio esser questo.
Aiutami a rompere queste porte immense.
Con le tue spalle di seta disseppellisci queste ancore.
Così una sera crocifissero il mio dolore.

Liberami di me. Voglio uscire dalla mia anima.
Voglio non aver limiti ed elevarmi verso quell'astro.
Il mio cuore non deve tacere oggi o domani.
Deve partecipare di ciò che tocca,
dev'essere di metalli, di radici, d'ali.
Non posso esser la pietra che s'innalza e non torna,
non posso esser l'ombra che si disfa e passa.

No, non può essere, non può essere.
Allora griderei, piangerei, gemerei.
Non può essere, non può essere.
Chi avrebbe rotto questa vibrazione delle mie ali?
Chi m'avrebbe sterminato? Quale disegno, quale parola?
Non può essere, non può essere, non può essere.
Liberami di me, voglio uscire dalla mia anima.

Perché tu sei la mia rotta. T'ho forgiata in lotta viva.
Dalla mia lotta oscura contro me stesso, fosti.
Hai da me quell'impronta di avidità non sazia.
Da quando io li guardo i tuoi occhi son più tristi.
Andiamo insieme. Spezziamo questa strada insieme.
Sarò la tua rotta. Passa. Lasciami andare.
Desiderami, stremami, versami, sacrificami.
Fai vacillare le cinte dei miei ultimi limiti.

E che io possa, alfine, correre in fuga pazza,
inondando le terre come un fiume terribile,
sciogliendo questi nodi, ah Dio mio, questi nodi,
spezzando,
bruciando,
distruggendo
come una lava pazza ciò che esiste,
correre fuor di me stesso, perdutamente,
libero di me, furiosamente libero.
Andarmene,
Dio mio,
andarmene!


(Pablo Neruda)

Vivo tra gradazioni sfumate

Ognuno sceglie la tonalità con cui raccontare la propria storia; a me piacerebbe la chiarezza durevole di una stampa su platino, ma niente nel mio destino possiede tale luminoso requisito. Vivo tra gradazioni sfumate, velati misteri, incertezze; la tonalità con cui raccontare la mia vita si accorda meglio a quella di un ritratto in seppia...


(Isabel Allende)